venerdì 4 luglio 2008

Dopo l'inferno

Dopo l’inferno.

Candidamente adagiai
le ferite sul davanzale
tinto dal tepore d’un raggio.

Volsi lo sguardo
- destreggiando come tra dune di latte –
verso gli aghi dorati
che stoici e piantati nella terra
come antiche querce,
colpivano la mia fiacchezza.

Flaccido,
m’abbandonai sul sofà ardente

e come smembrati e dispersi
i frammenti del corpo
- in assoluta soggettività -
deliquiavano tristemente!

M’arresi…
sorrisi…
vissi in eternità disgiunte,

tra dimensioni dislocate

in spazi
- che solo –
continuo a solcare!

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