Al risveglio.
Si scrostano dal cielo placche d’astio
come stearina che scavo dal tavolo
e riempie l’unghia d’un bianco cremoso.
Un azzurro violento appare a buchi
si destreggia tra le nubi che crollano
come mattoni di Babele.
Un’orgia di profumi delicati esalano
al mio naso avvelenato dal gesso
e da fragranze feroci d’uva e fumi verdi.
M’ancoro alla dura corteccia d’un castagno
temendo che il battello soccomba
nell’onda che s’infrange ostinata.
Cadono angeli dal cielo!
I suoi seni nudi s’aprono come due corsi d’acqua
due sipari di seta
due covoni sull’aia – mietitura ricca –
il mio respiro echeggia tra loro
sulla gloria del suo corpo che dorme e vive
in sincrone movenze – veli soffiati da aliti celesti -.
A tratti l’ombra si dimena in spettrali moti autonomi
indipendente come i suoi fianchi prostituiti
si concede – distendendosi come petali sull’oro –
lungo il sofà;
riposa la troia nei suoi sogni incandescenti, lussuriosi
nell’albore del giorno che per noi è un addio!
venerdì 4 luglio 2008
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