lunedì 14 dicembre 2009

A papà

Ho le tue stesse mani
(quelle di tuo padre)
sporche d’inchiostro
-tu per necessità,
lavoro, raziocinio
io per illusione
follia -.
A volte trascendi
come dio
per insegnarmi la dolorosa distanza
il distacco
per espiarmi dai tuoi sbagli
e poi immani
per difendermi dai miei!
Mi manchi,
mancano l’austerità dei tuoi pensieri
la dolcezza delle parole,
la tua conoscenza
la naturalezza nel diffonderla
la riverenza verso il cielo
il tuo peccato terreno!
Tu Abele
io Caino!
Riducimi
tienimi tra le braccia
come le notti insonni
a profondere consolazione
annullandoti.
Vivi la mia agonia
piangendo la tua morte!
Hai odiato i miei sbagli condividendoli
assorbendo la conseguenza di un errore
l’hai fatto tuo purificandolo:
imboccandomi miele
ingoi veleno!
Nelle tue mani
ho visto me
un uomo nudo
fasciato come il primo vagito
disilluso
m’hai insegnato ad essere ciò che mi rimane:
un uomo nudo
fasciato come il primo vagito
nelle tue mani!

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